Sulla base dell’emanando Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui alla legge di bilancio 2017, sono così determinati gli oneri aggiuntivi per i rinnovi contrattuali nelle amministrazioni pubbliche non statali, ivi compresi regioni ed enti locali. Tali oneri sono fissati nella bozza di DPCM con riferimento al monte salari dell’anno 2015, per come lo stesso è stato quantificato e comunicato alla Ragioneria Generale dello Stato con il conto annuale trasmesso entro il 31 maggio dello scorso anno 2016:
- 0,36% per l’anno 2016;
- 1,09% per l’anno 2017;
- 1,45% per l’anno 2018.
Tali incrementi devono essere calcolati al netto degli oneri necessari per la erogazione della indennità di vacanza contrattuale nella misura fissata nel 2010 e devono essere maggiorati degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell’Irap.
Si ricorda che il DPCM del 18 aprile 2016, emanato in attuazione del comma 469 della legge n. 208/2015, cd di stabilità 2016, aveva disposto l’aumento per l’anno 2016 del costo del personale a seguito dei rinnovi contrattuali nella cifra dello 0,4% del monte salari 2015, cifra che viene corretta in lieve diminuzione con questo nuovo provvedimento.
Si deve evidenziare che questi oneri vanno, ai sensi delle previsioni di cui ai commi 557 e 562 e smi della legge n. 296/2006, in deroga al tetto di spesa del personale utile per dimostrare che non è stata superata la soglia fissata dal legislatore, cioè la spesa media del triennio 2011/2013 per gli enti che erano soggetti al patto di stabilità e quelle del 2008 per le amministrazioni che non erano soggette al patto di stabilità.
Queste risorse sembrano essere largamente insufficienti a finanziare i maggiori oneri derivanti dai rinnovi contrattuali, maggiori oneri che per le regioni e gli enti locali –calcolando gli aumenti nella misura media di 85 euro mensili, come da intesa Governo sindacati del 30 novembre 2016- possono essere stimati per il triennio 2016/2018, cioè l’arco di validità del contratto- in una cifra che orientativamente si aggira intorno al 3,8% del monte salari del 2015, mentre con questi aumenti si arriva a meno della metà di tale cifra.